Lo studio delle lingue del passato è di necessità legato alla documentazione scritta. Il formarsi di una tradizione testuale determina però un’inevitabile selezione della varietà di lingua documentata: essa infatti converge sulla norma di riferimento che la stessa scrittura porta a canonizzare e diffondere. Per questo è difficile riuscire a testimoniare il complesso della variazione e del mutamento in atto in una lingua sulla base delle sue attestazioni scritte: nel caso di una documentazione sufficientemente ampia e differenziata, una parte della variazione può essere accessibile agli strumenti dell’analisi filologica e linguistica, ma una quota notevole non lascia tracce significative nella scrittura, e resta quindi nascosta e inaccessibile.
Una possibilità di accesso a questa quota nascosta è offerta dalle registrazioni scritte che si situano al di fuori della tradizione testuale di una lingua: si tratta di scritture che non risentono dei vincoli imposti da una norma ortografica o dai generi letterari, soprattutto nei casi in cui una lingua faccia ricorso a una tradizione documentaria alloglotta per essere scritta. Una possibilità è offerta da quei testi che sono scritti episodicamente con un sistema grafico diverso da quello normalmente in uso per la lingua utilizzata (ad es. un testo latino scritto in grafia greca).
Il confronto con l'alterità è d'altra parte sempre un buon reagente per individuare fenomeni di variazione altrimenti celati dalla regola ortografica e dalla norma linguistica imposte dalla codificazione dei generi testuali. Proprio per questo, il progetto intende considerare anche un secondo tipo di documenti in cui il rapporto tra equivalenza e differenza è rivelatore (specie di fenomeni morfosintattici e lessico-semantici): si tratta delle traduzioni e, in particolare, del fascio di traduzioni latine della Bibbia, basate sull'originale greco.
Queste situazioni (in cui è compresa anche l’interferenza lessicale) possono essere estrapolate da un’ampia varietà di testi, che va dai documenti pratici, agli esercizi scolastici, fino ai testi più formalizzati, come sono ad es. i testi della cancelleria romana redatti in due lingue e destinati all’oriente grecofono, o le molteplici traduzioni del testo biblico. La prospettiva adottata nella valutazione di questi materiali consente inoltre di osservare fenomeni di mutamento a tutti i livelli di analisi: fonologia, morfologia, lessico, sintassi sono osservabili in misura decrescente nei testi in eterografia, che sono massimamente rilevanti per le questioni fonologiche, ma in cui l’allontanamento dalla tradizione letteraria epicorica consente la rappresentazione grafica di alcuni fenomeni morfologici, e talvolta anche di fatti lessicali e sintattici. Al contrario, nelle traduzioni sono rilevanti proprio i tratti sintattici, lessicali e morfologici, mentre lo è in misura minore la fonologia.
Il progetto mira pertanto a una intersezione di queste due prospettive documentarie per integrare e aggiornare le conoscenze pregresse circa i fenomeni di variabilità e di mutamento linguistico nelle aree di diffusione delle lingue e delle scritture greca e latina di età antica e tardoantica.
PRIN: 2017JBFP9H
Coordinatore nazionale: Paolo Di Giovine (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”)